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6 Maggio 2022

La sfida della salute mentale: ritagliamo un ruolo alla tecnologia

Nel 2017, quasi 800 milioni di persone sul pianeta soffrivano di disturbi della salute mentale.1 Con la pandemia di Covid-19, la situazione è peggiorata per via dell’isolamento e della paura, ma anche per l’interruzione dei servizi per la salute mentale, che l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha registrato nel 93% dei Paesi del mondo2 .

È dunque considerevole la portata della sfida attualmente riguardante la salute mentale, anche in considerazione del fatto che l’aumento dei fattori esterni scatenanti i disturbi va a combinarsi con le criticità legate alla carenza di risorse per affrontarli.

Qual è la situazione in Italia?

In Italia, come purtroppo in molte altre realtà, la salute mentale è stata travolta principalmente dalla pandemia, a cui attualmente si sta pure sommando il senso di pericolo derivante dalla guerra, con la conseguenza di un prevedibilmente crescente disagio psichico, riconducibile da un lato a una minaccia clinica dall’altro all’incertezza sociale. È stato segnalato un 30% in più di disregolazione emotivo-affettiva, autolesionismo, violenza, uso di sostanze, depressione negli adolescenti, e un 70% in più di disturbi del comportamento alimentare nei minori3.

A questi dati preoccupanti si aggiunge poi la preoccupazione che l’Italia è nelle ultime posizioni in Europa per percentuale della spesa sanitaria investita nell’ambito della salute mentale: in Conferenza Stato-Regioni si cerca l’intesa sugli indirizzi per il potenziamento dei Dipartimenti di Salute Mentale, ma al potenziamento sembra destinata una quota del 5% del Fondo Sanitario Nazionale di 122 miliardi di euro per il 2022, con una media di stanziamento effettivo delle Regioni che difficilmente potrà superare il 3%.

Neanche i fondi aggiuntivi destinati al rafforzamento dei Dipartimenti di Salute Mentale sembrano adeguati ai fabbisogni della popolazione, 4 e l’impegno economico della Missione 6 Salute del PNRR non darà sostanziale soccorso alla soluzione del problema.

A cosa potrebbe servire la tecnologia in questo scenario?

Gli strumenti tecnologici potrebbero in parte sopperire alla carenza di sufficienti risorse destinate ai Dipartimenti di Salute Mentale e in parte potenziare il coinvolgimento attivo di queste strutture. Nella fattispecie, prevedere mediante l’uso della tecnologia un disturbo mentale prima che questo si manifesti, potrebbe rivelarsi utile per consentire interventi sanitari precoci, più efficienti e meno onerosi per il SSN.

L’Intelligenza Artificiale (IA) è ad esempio studiata per la diagnosi, il trattamento e la prognosi di diverse malattie mentali, 5 e varie tecnologie basate sull’IA potrebbero essere applicate per prevedere e monitorare lo stato di salute mentale della popolazione 6 utilizzando dati provenienti ad esempio dai social media, in casi in cui gli utenti siano attivi tutti i giorni: alcuni ricercatori hanno applicato, tra gli altri usi possibili, il monitoraggio di account e post di Twitter per misurare ideazione suicidaria7 e depressione nella popolazione generale.8

Piattaforme di social media possono dunque diventare uno strumento per il crowdsourcing dei dati e l’applicazione di diverse tecniche di IA; e tale combinazione potrebbe essere integrata con gli approcci esistenti in materia di salute mentale pubblica, per facilitare il monitoraggio e guidare la progettazione di strategie che mirino alla soluzione del problema, soprattutto in condizioni di crisi come pandemie e guerre.

Un monitoraggio socio-sanitario supportato da tecnologie social potrebbe cioè facilitare il targeting di sottogruppi di popolazione più a rischio di disturbi della salute mentale, così da elaborare azioni mirate di prevenzione e assistenza sanitaria.

Che ruolo si potrebbe concretamente ritagliare?

Sebbene i dati derivanti dai social media siano di per sé utili e interessanti per supportare la ricerca scientifica in ambito di salute mentale e di salute pubblica, la convergenza di flussi di dati crowdsourcing con dati già centralizzati a livello di sistema sanitario e della pubblica amministrazione, consentirebbe di integrare informazioni su comportamenti ed emozioni con dati sanitari, demografici e sociali, che è risaputo quanto possano influenzare gli andamenti della salute mentale.9 Approfondimenti geo-specifici potrebbero anche aumentare il livello di conoscenza di fenomeni critici come la guerra, quantificandone il grado di influenza sulla salute mentale a seconda della localizzazione geografica degli eventi. Non tutti i luoghi subiscono difatti le stesse conseguenze durante una emergenza sanitaria o una crisi sociale, né le comunità reagiscono allo stesso modo introducendo analoghe misure reattive di intervento e/o controllo.

Studi di popolazione mirati, e con il giusto livello di integrazione e al contempo di protezione del dato individuale, consentirebbero peraltro di mettere a fuoco potenziali differenze nel

Macintyre A, Ferris D, Gonçalves B, Quinn N. What has economics got to do with it? The impact of socioeconomic factors on mental health and the case for collective action. Palgrave Communications 2018 4:1 2018; 4: 1–5.

grado di alfabetizzazione funzionale o attitudine all’uso di certe tecnologie ma anche di intraprendere attraverso queste un corretto percorso di prevenzione.

Certo non potremmo fermarci alle tecnologie. Già sappiamo che è dalle riforme sanitarie che bisognerebbe partire per avviare il miglioramento del modello di assistenza territoriale rivolto alla salute mentale e per superare le differenze strutturali e organizzative tra le Regioni.

[1] Ritchie et al. (2018). Article available from https://ourworldindata.org/mental-health#citation

[2] World Health Organization. (2020). Article available from https://www.who.int/news/item/05-10-2020-covid-19-disrupting mental-health-services-in-most-countries-who-survey

[3] Giuseppe Ducci, portavoce del Coordinamento nazionale dei Direttori dei Dsm italiani, Massimo di Giannantonio ed Enrico Zanalda, co-presidenti della Società Italiana di Psichiatria (Sip).

[4] Giuseppe Ducci, portavoce del Coordinamento nazionale dei Direttori dei Dsm italiani

[5] Graham S, Depp C, Lee EE, et al. Artificial Intelligence for Mental Health and Mental Illnesses: an Overview. Current psychiatry reports 2019; 21. DOI:10.1007/S11920-019-1094-0.

[6] Li S, Wang Y, Xue J, Zhao N, Zhu T. The Impact of COVID-19 Epidemic Declaration on Psychological Consequences: A Study on Active Weibo Users. International Journal of Environmental Research and Public Health 2020, Vol 17, Page 2032 2020; 17: 2032.

[7] De Choudhury M, Kiciman E, Dredze M, Coppersmith G, Kumar M. Discovering Shifts to Suicidal Ideation from Mental Health Content in Social Media. Proceedings of the SIGCHI conference on human factors in computing systems CHI Conference 2016; 2016: 2098.

[8] De Choudhury M, Counts S, Horvitz E. Social media as a measurement tool of depression in populations. In: Proceedings of the 5th Annual ACM Web Science Conference, WebSci’13. Association for Computing Machinery, 2013: 47–56. 9 Analysis. Journal of Medical Internet Research 2020; 22. DOI:10.2196/24775.

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