La popolazione italiana è caratterizzata da un alto tasso di anzianità. Si stimano infatti circa 14 milioni di anziani sopra i 65 anni, di cui la metà sono sopra i 75.
L’invecchiamento della popolazione ha portato al conseguente aumento delle patologie croniche che, generalmente, vengono trattate -a lungo termine- attraverso terapie farmacologiche.
Tuttavia l’aderenza al trattamento prescritto dal medico, e cioè l’assunzione dei farmaci così come prescritti, è molto bassa. Infatti, in Italia, solo la metà dei pazienti segue correttamente le istruzioni del medico.
Quali sono le cause e i fattori di questo fenomeno ?
I fattori che contribuiscono alla scarsa aderenza alle terapie riguardano 3 momenti:
1) l’inizio
2) l’implementazione
3) l’interruzione della terapia.
In questi 3 momenti, i fattori responsabili includono:
- quelli correlati ai pazienti, come l’alfabetizzazione sanitaria subottimale o la mancanza di coinvolgimento nel processo decisionale del trattamento, come ad esempio un atteggiamento “passivo” da parte di chi riceve la prescrizione anziché un coinvolgimento attivo e collaborativo;
- i fattori legati ai medici, come le barriere di comunicazione, o la comunicazione inefficace sugli effetti avversi, legati alla mancata aderenza o riconciliazione delle cure;
- i fattori relativi ai sistemi sanitari, come i limiti di tempo per le visite mediche, l’accesso limitato alle cure, la mancanza di tecnologie informatiche sanitarie.
Sarebbe perciò necessario, affrontare l’aderenza terapeutica con un approccio multifattoriale.
Quali sono le soluzioni?
Esistono diverse possibili soluzioni al problema più o meno classiche e più o meno efficaci, come, ad esempio:
- Maggior coinvolgimento del paziente mediante informazioni chiare e complete da parte del medico
- Incontri periodici tra il medico e il paziente per verificare la correttezza del percorso terapeutico intrapreso.
Accanto queste soluzioni, ne esistono di altre più tecnologiche, innovative ed efficaci.
È possibile, infatti, avvalersi di strumenti con sensori che ricordano ai pazienti il momento dell’assunzione, e che possono anche tracciare l’utilizzo del farmaco ad assunzione avvenuta.
Esistono, ad esempio, penne da insulina, sensori inalatori e addirittura sensori bio-ingestibili per terapie psichiatriche.